Endometriosi: esiste un rapporto con quello che mangiamo?
Un dolore invalidante per le donne. Ma qualcosa può essere tentato

Era da tanto tempo che volevo scrivere questo articolo, perché sin da qualche anno fa, quando ho iniziato a studiare i rapporti tra alimentazione e salute delle donne, era una delle cose che mi aveva maggiormente stupito. Non ci potevo credere...anche l'endometriosi? E perché quando l'avevo studiata nessuno me l'aveva mai detto? E' solo purtroppo un'ulteriore evidenza di come il ruolo dell'alimentazione nel determinare il nostro stato di salute o malattia venga completamente trascurato nei nostri studi universitari.
E così sono sicura che sarà uno degli articoli che mi sarà più caro.
Probabilmente molti di voi hanno sentito parlare di questa malattia e probabilmente conoscono qualcuna che sfortunatamente ne soffre. Faccio tuttavia un passetto indietro per dire cosa è esattamente per chi di voi non lo sa. La parola endometriosi deriva da endometrio che è il tessuto che riveste all'interno l'utero, che come sapete è un'organo cavo, poiché serve ad accogliere il bambino durante la gravidanza. Nelle pazienti con endometriosi isolette più o meno grandi di questo tessuto si trovano anche al di fuori dell'utero, quasi sempre nel contesto della pelvi (cioè il basso addome) e precisamente nelle ovaia, nelle tube, negli spazi tra il retto e la vagina o tra la vescica e l'utero. Ma qualche volta, nei casi più gravi si possono trovare anche nell'intestino o in altri organi.
Cosa succede a queste isolette durante il ciclo mestruale? Che sanguinano, proprio come l'endometrio all'interno dell'utero sanguina durante la mestruazione in risposta alle fluttuazioni ormonali. Il problema è che mentre il sangue mestruale che proviene dall'interno dell'utero fuoriesce alla esterno sena creare nessun problema, quello che si raccoglie all'interno dell'addome, anche se in piccola quantità, provoca un'infiammazione, e nel tempo l'infiammazione cronica determina la formazione di aderenze. In una parola? DOLORE. Dolore durante le mestruazioni (si chiama dismenorrea), dolore spesso costante, anche tra una mestruazione e l'altra, dolore con i rapporti, e spesso durante la minzione o la defecazione. Un dolore pelvico cronico che diventa invalidante, condizionando a tutti i livelli la vita delle donne che ne soffrono. Un dolore che ne influenza il benessere non solo fisico, ma anche psichico e sociale.
La terapia può essere medica o chirurgica a seconda dell'entità della malattia, ma purtroppo quasi mai le terapie sono risolutive e fasi di remissione si alternano a fasi di riacutizzazione per tutta la durata della vita fertile della donna.
Le cause non sono ancora completamente conosciute ma, detto molto semplicemente, si sa che lo sviluppo della malattia dipende dagli estrogeni (gli ormoni femminili) tanto da essere annoverata tra le malattie ormono -dipendenti e che probabilmente i fattori convolti nella patogenesi sono complessi, e anche di ordine genetico e immunitario.
Ma questo non vuol dire, come per tutte le malattie che lo stile di vita non possa influenzare il terreno ormonale, genetico o immunitario in cui la malattia si sviluppa, aumentando o diminuendo il rischio di ammalare. Per restare nel campo dell'endometriosi, sappiamo ad esempio che l'alimentazione può influenzare il grado di infiammazione, il metabolismo delle prostaglandine (le principali sostanze che mediano l'infiammazione) e il sistema immunitario. E certamente il suo sviluppo può essere potenzialmente incentivato dalla presenza di alti livelli di estrogeni negli alimenti.
Sappiamo ad esempio che ci sono alcuni inquinanti ambientali che hanno un' azione estrogeno-simile, come il PCB (policloro bifenile), che tende ad accumularsi nei grasso degli animali che lo assumono involontariamente e che si ritrova quindi nella carne, nel fegato, e nei latticini.